Sugli altopiani del Lago Titicaca, tra il Perú e la Bolivia, si é sviluppato tra il VI e il XII secolo, nel periodo chiamato «Orizzonte medio», la cultura di Tiahuanaco che prende il nome dall’omonima capitale, considerata «cittá santa», centro religioso e amministrativo di un regno di vaste proporzioni. Le origini di questo popolo che costruí edifici imponenti, templi, palazzi e monoliti di pietra levigata sono rimaste a tutt’oggi un mistero, anche se qualche studioso ha avanzato l’ipotesi che si tratti almeno per quanto riguarda il periodo ultimo dei precursori degli Inca di lingua quechua. Contemporaneamente, intorno al VI secolo, all’inizio del periodo detto «Classico», si forma nelle Ande colombiane la cultura di San Agustín, in un’area di circa 500 chilometri quadrati dove si troyano numerosi siti antichi con piú di 300 sculture in pietra vulcanica che costituiscono un eccezionale «museo all’aperto». Uno dei luoghi piú interessanti é la cosiddetta «Fontana di Lavapas», una formazione rocciosa che affiora da un torrente, interamente scolpita con figure di animali e uomini circondati dalle acque.
L’ultimo regno preincaico che presto domina su tutte le altre culture é quello di Chimú (o Chimor) che si sviluppa tra l’XI e il XV secolo nelle aride terre settentrionali. La capitale é Chan Chán, non lontana dalla cittá di Trujillo, costruita e ampliata durante i secoli con un labirinto di case e templi che formano dieci cittadelle dedicate ad altrettanti sovrani della dinastia. Molte pareti degli edifici sono coperte da rilievi d’argilla con esuberanti motivi ornamentali e zoomorfi e con immagini delle divinitá locali associate alla luna, alla tempesta e alle volpi del deserto. La cittá non venne mai terminata a causa delle incursioni degli Inca che deportarono gli ultimi sovrani a Cuzco. I Chimú sono grandi maestri di oreficeria, ammirati per la perizia tecnica con la quale fabbricano orecchini tondi e piatti, finemente cesellati, e spille in forma animale che ornano le vesti dei nobili. I conquistatori spagnoli saccheggiarono piú volte le tombe dei sovrani, fondendo i gioielli strappati al morti e soltanto pochi oggetti si sono salvati bellissime maschere funerarie, pettorali in oro e turchesi e donazioni votive oggi esposti al Museo del Oro di Lima.
Cosí racconta l’Inca: «Nostro padre il Sole, vedendo gli uomini vivere miseramente, ne provó dolore e invió dal cielo in terra un figlio e una figlia suoi perché Ii indottrinassero alla conoscenza del nostro padre Sole» e quindi «depose questi suoi figli nel Lago Titicaca ordinando loro di fingersi due persone qualunque e, dovunque trovassero da mangiare e da bere, di conficcare nel terreno una barra d’oro spessa due dita» e «lí, dove quella barra fosse penetrata nel terreno, il Sole nostro padre voleva che essi si fermassero, eleggendo luogo a residenza e a corte».
Con queste parole il cronista Garcilaso de la Vega inizia il racconto sull’origine della dinastia degli Inca: la celebre barra d’oro yerra interrata nella valle di Cuzco e fratello e sorella, figli del Sole, saranno la prima coppia divina che fonderá la capitale del futuro Impero. Tutti i sovrani della dinastia verranno considerati d’ora in poi «figli di Inti», generati dal Sole senza intervento umano, incarnazione divina sulla terra e sposi delle proprie sorelle.
Storicamente la dinastia inca, formatasi in seno a una popolazione di lingua quechua proveniente dal Lago Titicaca, é nata intorno al XII seco lo. I primi sovrani sono circondati da un’aura mitica come lo stesso Manco Cápac ma poi, tra il 1200 e il 1438, sono emerse alcune figure piú incisive del-le altre: il quinto Inca Cápac Yupanqui che impose i primi tributi alle popolazioni che abitavano nelle valli della Cordigliera intorno a Cuzco; il sesto Inca Roca che si fregió per la prima volta del titolo Inca e gettó le basi per una nuova legislazione; il Settimo Inca Yahuar Huacac, conquistatore di molte province, e infine I’ottavo Inca che assunse il nom del dio-creatore preincaico Viracocha e vinse la confederazione delle tribú Chanca, consolidando ulteriormente il potere della nuova dinastia.
Ma l’effettivo fondatore dell’Impero fu il nono Inca Pachacútec (1438-1471), «colui che rovescia l’ordine del cosmo», il quale estese il dominio oltre i confini della Cordigliera fino al regno dei bellicosi Chimú. Nacque cosí l’Impero dei Quechua chiamato da loro stessi « Tahuantinsuyu», che significa letteralmente «le quattro parti del mondo» Anti Suyu, Qulla Suyu, Kunti Suyu e Chinchay Suyu – che si diramano dalla capitale Cuzco, a sua volta suddivisa in quattro parti e orientata verso i punti cardinali a simboleggiare l’universo Inca. Pachacútec amplió la cittá di Cuzco, ricostruí il Corichanca, il vasto complesso di edifici che compongono il piú grande Tempio del Sole, e avvió la realizzazione di strade, ponti e canalizzazioni. Egli verrá ricordato come un re saggio e giusto e molti detti sentenziosi da lui pronunciati sono stati tramandati al posteri, tra cui la frase: «chi pretende di contare le stelle, non sapendo neppure contare i fili e i nodi dei computi, é degno soltanto di scherno».