Antonio Raimondi nacque a Milano il 19 settembre 1826. Fin dall’infanzia rivelò una vera passione per la scienze naturali che lo attraevano irresistibilmente. Adolescente appena, acquista l’opera di Buffon con i suoi risparmi di scolaro ed attrezza un piccolo laboratorio. E’ propenso al disegno ed alla pittura ed il conte Carenzi Galezzi, che gli fu amico, vide non meno di 1200 acquarelle di piante dipinte da quel bambino. Ma passando gli anni, i libri, i giardini, il laboratorio, sono insufficienti ormai al’ ansia». di sapere del giovane Raimondi.
Ed eccolo effettuare le sue prime escursioni per l’alta Lombardia, specialmente nella valle della Valtellina, dove studia, scruta, analizza piante, fiori, fossili e insetti. Così trascorre l’infanzia e la prima gioventù. Ma poi subentra il dramma della vita. Dal 1839 funzionava in Piemonte, Lombardia e Toscana, un Congresso di Naturalisti che si riuniva ogni anno in una città diversa (Pisa, Torino, Firenze, Padova, Milano) Congresso che, oltre ai compiti specifici della sua indole, serviva di pretesto alle mosse rivoluzionarie dei patrioti del Risorgimento. Raimondi, ventenne, partecipò al Congresso del 1841 a Torino, che si converti in Assemblea politica nella quale si discussero le riforme per incoraggiare al Re Carlo Alberto.
L’adolescenza aveva rivelato lo scienziato in potenza. La gioventù rivelava ora il patriota in atto.
Ed infatti, scoppiando i molti rivoluzionari del 1848, vediamo Raimondi impugnare il fucile e contribuire alla cacciata degli austriaci da Milano, partecipando alle storiche Cinque Giornate ed assistendo alla formazione del Governo provvisorio. Ma la liberazione é effimera. Subentra l’armistizio con l’Austria e ritorna l’odiato Radezky. Raimondi fugge da Milano insieme ai compagni che hanno esposto la vita sulle barricate, si allontana dalla città dei suoi natali per ingrossare le file dei volontari che lottano per l’Unita. Fu ` forse a Custozza, con tutta certezza lo vediamo a Novara e dopo la sfortunata lotta si dirige a Roma, vestendo la camicia rossa dei volontari di Garibaldi. Ma l’Italia non può ancora essere formata. L’Austria é ancora troppo forte e la Francia dei diritti dell’uomo tradisce la causa ed interviene per aumentare l’oppressione. Manara é morto. Garibaldi si é dato alla macchia e Mazzini é di nuovo in esilio. A Roma non può rimanere. A Milano non può ritornare. In questo terribile dilemma, si affaccia in Raimondi la prospettiva di emigrare. Emigrare dove?
Probabilmente ritorna alla sua memoria un fatto veduto parecchi anni addietro nel Giardino Zoologico di Milano e rimasto nel suo subcosciente. La vista del taglio di un cactus gigantesco di origine peruviana. Decide imbarcarsi per l’America e sceglie il Perù quale meta del suo destino.