L’influenza di Chavín appare evidente nella Cultura di Paracas che si sviluppa parallelamente sulla costa meridionale del Perú ed é celebre per il particolare culto dei morti. Nel 1925, l’archeologo peruviano Julio Tello ha scoperto tra le dune una necropoli con centinaia di sepolcri in parte ancora inviolate. II principale tipo di sepoltura viene chiamato cavernas e consiste in pozzi vertical’ ricoperti da spessi strati di sabbia che conducono a delle caverne sotterranee dove venivano deposti i cadaveri mummificati (che talvolta mostrano tracce di trapanazione del cranio), avvolti in preziosi teli ricamati. II luogo é segnato da un grande disegno a forma di candelabro, alto circa 50 metri e raschiato in profonditá nella sabbia compatta del pendío delle dune che si troyano alle spalle della necropoli.
Verso la fine dell’epoca Chavín e Paracas due altre grandi culture si sviluppano a nord e a sud del Perú, quella dei Nazca (200 a.C.-800 d.C. circa) e quella dei Mochica (100-600 d.C. circa): sono due popolazioni che vengono considerate i «maestri artigiani» per eccellenza del Perú per quanto riguarda la produzione di ceramica, dei tessuti ricamati e dell’oreficeria. I Nazca hanno saputo creare un vasellame di finissima fattura decorato con numerose figure fantastiche e con i macabri cranitrofeo era un popolo di cacciatori di teste ma ci hanno lasciato anche un’opera grandiosa che a tutt’oggi costituisce uno degli enigmi piú affascinanti della storia dell’archeologia: sono i gigante schi disegni scavati sull’arido terreno della Pampa di San José, scoperti circa sessant’anni fa e il cui significato é rimasto a tutt’oggi un mistero.