Una volta tabù, le ceramiche erotiche svelano i segreti dell’antico Perù
LIMA – Circa 40 anni or sono, lo storico Maximo Terrazos discese le strette scale fino ad una camera tombale dove, racconta, sperimentò una sorta di risveglio dei sensi. Essendo allora uno studente universitario di 20 anni, fu scortato insieme con i suoi compagni di classe ad una sala sotterranea segnata come “private” nel Museo di Archeologia, Antropologia e Storia del Perù, per vedere per la prima volta i cosiddetti huacos eroticos.
Davanti a loro, si trovavano ceramiche ritraenti atti sessuali, incise più di 1,500 anni prima dai Moche, una società altamente organizzata, ripartita in classi che dominò la costa settentrionale del Perù per 800 anni fino all’800 d.C.
“Per me fu una scoperta esaltante” sostiene Terrazos, che decise di dedicare la sua carriera allo studio della sessualità nell’antico Perù. “Eravamo i primi studenti a cui fu concesso di vederle”.
Per decenni, gli huacos eroticos, o ceramiche erotiche, sono state tenute nascoste al pubblico, accessibili solo ad un’elite di scienziati sociali peruviani. Occasionalmente – e con riluttanza – erano messe a disposizione di selezionati ricercatori stranieri da Stati Uniti ed Europa.
“Non era possibile parlarne, perché erano considerati comunque pornografia” ha dichiarato Terrazos. “Erano conosciuto come huacos prohibidos, per via dei tabù imposti dalla religione cristiana”
Oggi, le mostre di queste ceramiche sono attrazioni comuni in tutti i più raffinati musei del Perù.
Le ceramiche Moche hanno aperto un ampio settore di studi in ambito sessuale nel Perù precolombiano. Queste ricerche gettano una nuova luce storica su secoli di repressione per mano dei burocrati coloniali spagnoli e dei sacerdoti dell’epoca dell’Inquisizione, finalizzata ad estirpare “l’influenza del demonio” da cuori, menti e pensieri della popolazione dei nativi.
MOLTI OGGETTI DISTRUTTI
Nel Perù coloniale spagnolo, gli haucos eroticos, come la maggior parte delle icone indigene, furono distrutte, secondo Terrazos. Nel 1570, il viceré Francisco da Toledo ed i suoi consiglieri clericali erano ossessionati dall’idea di eliminare la sodomia, la masturbazione ed una pratica sociale comune cui la popolazione di linguaggio Quechua si riferiva in termini che si traducono approssimativamente come “matrimonio di prova”.
Toledo ed i sacerdoti scoprirono inorriditi che non solo l’omosessualità era cosa benaccetta in parecchie regioni del paese, ma che la popolazione indigena non dava particolare importanza alla castità femminile e che non imponeva divieti al sesso prematrimoniale.
VERGINITÀ VISTA COME “SPREGEVOLE”
Uno degli ecclesiastici più famosi dell’epoca coloniale, il gesuita Josè de Acosta, scrisse nel 1590 che “la verginità, che è vista con stima ed onore da tutti gli uomini, è deprecata da questi barbari come qualcosa di spregevole”, secondo I Valori Familiari nel Perù del Diciassettesimo Secolo, un articolo dell’antropologa della Duke University Irene Silverblatt.
“Eccetto per le vergini consacrate al sole, tutte le altre donne sono considerate di valore inferiore se vergini, e così, quando possibile, danno se stesse al primo uomo che trovano” lamenta de Acosta.
Per mettere le cose per il verso giusto, Toledo ordinò che i nativi evangelizzati che convivessero fuori dal vincolo matrimoniale sanzionato dalla chiesa, ricevessero 100 sferzate di frusta, allo scopo di “persuadere questi indiani a rimuovere un’abitudine così perniciosa”.
Toledo emise anche svariati decreti mossi dalla volontà di eliminare in modo pressoché totale il sesso in pubblico. Le violazioni sarebbero state punite con 100 frustate e due anni di servizio negli ospedali infettivi di stato.
Sotto l’Inquisizione, arrivata in Perù nel 1569, gli omosessuali sarebbero stati arsi sul rogo.
I costumi sessuali nel Perù del XXI secolo sono solo un’eco lontana di quel che Toledo ed i suoi consiglieri gesuiti sperarono di conseguire più di 400 anni or sono. Sono predicate le proibizioni sociali contro il sesso pre-matrimoniale e la verginità femminile è esaltata, malgrado non sia obbligatorio aderirvi. Migliaia di alberghi ad ore operano 24 ore al giorno nelle città per offrire intimità alle coppie che non possono averla a casa. Nelle dimore delle classi inferiori, è comune vedere calendari di nudo appesi accanto alle icone sacre di Gesù Cristo o della Vergine Maria.
Il pubblico americano divenne consapevole per la prima volta degli huacos eroticos nel 1954, quando il DR Alfred Kinsey dell’Università dell’Indiana – autore del famoso Rapporto Kinsey sul comportamento sessuale negli umani – viaggiò fino a Lima per indagare i segreti inconfessabili dell’archeologia peruviana.
I manufatti Moche, scrisse Kinsey, erano “il più esplicito e dettagliato documento sulle abitudini sessuali mai lasciati da un popolo antico”.